25 APRILE 2023. Essere partigiani della memoria è un'esigenza profonda del tempo presente.

 

Da “Lettere di condannati a morte della Resistenza Italiana”

 

GIORDANO CAVESTRO ( Mirko)

anni 18, nato a Parma. Studente di Scuola media. Anima d’un bollettino antifascista che dopo l’8 settembre diventa centro organizzativo della Resistenza nel parmense. Catturato in un rastrellamento di tedeschi e fascisti il 7.4.1944. Fucilato per rappresaglia il 4 maggio seguente.

Parma, 4.5.1944

 

Cari compagni,

ora tocca a noi.

Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d’Italia.

Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio ma l’idea vivrà nel futuro luminosa, grande e bella.

Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita d’un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile.

Se vivrete tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme cosi buone e le ragazze così care.

La mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio.

Sui nostri corpi si farà il grande faro della libertà

 

Giordano

 

BRUNO FRITTAION, 19 anni, “Attilio” di San Daniele del Friuli, già Commissario di Distaccamento della Brigata Garibaldina “Silvio Pellico”, caduto a Tarcento il 1° febbraio 1945,fucilato nel febbraio del 1945. “Figlio di un convinto antifascista, che non volle mai accettare le imposizioni del regime, crebbe alla scuola del padre, che gli inculcò fin da piccolo i sani principi della democrazia e dell’ordine nella libertà”

 

Edda

voglio scriverti queste mie ultime, e poche righe. Edda, purtroppo sono le ultime sì, il destino vuole così, spero ti giungano di conforto in tanta triste sventura.

Edda, mi hanno condannato alla morte, mi uccidono; però uccidono il mio corpo non l'idea che c'è in me. 

Muoio, muoio senza alcun rimpianto, anzi sono orgoglioso di sacrificare la mia vita per una causa, per una giusta causa e spero che il mio sacrificio non sia vano anzi sia di aiuto nella grande lotta. 

Di quella causa che fino a oggi ho servito senza nulla chiedere e sempre sperando che un giorno ogni sacrificio abbia il suo ricompenso. 

Per me la migliore ricompensa era quella di vedere fiorire l'idea che purtroppo per poco ho servito, ma sempre fedelmente.

Edda il destino ci separa, il destino uccide il nostro amore quell'amore che io nutrivo per te e che aspettava quel giorno che ci faceva felici per sempre. 

Edda, abbi sempre un ricordo di chi ti ha sempre sinceramente amato. 

Addio a tutti.

Addio Edda

 

BRUNO PARMESAN, 19 anni, nato a Venezia e fucilato a Udine l'11 Febbraio 1945

 

Caro Papà e tutti miei cari di famiglia e parenti,

dalla soglia della morte vi scrivo queste mie ultime parole. Il mondo e l'intera umanità mi è stata avversa. Dio mi vuole con sé.

Oggi 10 febbraio, il tribunale militare tedesco mi condanna. Strappa le mie carni che tu mi avevi fatto dono, perché hanno sete di sangue.

Muoio contento perché lassù in cielo rivedrò la mia adorata mamma. Sento che mi chiama, mi vuole vicino come una volta, per consolarmi della mia dura sorte. Non piangete per me, siate forti, ricevete con serenità queste mie parole, come io sentii la mia sentenza.

Ore mi separano dalla morte, ma non ho paura perché non ho fatto del male a nessuno; la mia coscienza è tranquilla.

Papà, fratelli e parenti tutti, siate orgogliosi del vostro Bruno che muore innocente per la sua terra.

Vedo le mie care sorelline Ida ed Edda che leggono queste ultime mie parole: le vedo così belle come le vidi l'ultima volta, col loro dolce sorriso. Forse qualche lacrima righerà il loro volto. Dà loro coraggio, tu Guido, che sei il più vecchio.

Quando finirà questa maledetta guerra che tanti lutti ha portato in tutto il mondo, se le possibilità ve lo permetteranno fate che la mia salma riposi accanto a quella della mia cara mamma.

Guido abbi cura della famiglia, questo è il mio ultimo desiderio che ti chiedo sul punto di morte. Auguri a voi tutti miei cari fratelli, un buon destino e molta felicità.

Perdonatemi tutti del male che ho fatto. Vi lascio mandandovi i miei più cari baci.

Il vostro per sempre

Bruno

 

GIACOMO ULIVI, 19 anni, fucilato nel novembre 1944. E’ stato un partigiano italiano. Studente di legge all'Università di Parma, decorato della Medaglia d'argento al valor militare alla memoria.

 

Cari amici,

vi vorrei confessare, innanzi tutto, che tre volte ho strappato e scritto questa lettera.

L'avevo iniziata con uno sguardo in giro, con un sincero rimpianto per le rovine che ci circondano, ma, nel passare da questo all'argomento di cui desidero parlarvi, temevo di apparire ‘falso', di inzuccherare con un preambolo patetico una pillola propagandistica. E questa parola temo come un'offesa immeritata: non si tratta di propaganda ma di un esame che vorrei fare con voi. […]

Al di là di ogni retorica, constatiamo come la cosa pubblica sia noi stessi, la nostra famiglia, il nostro lavoro, il nostro mondo, insomma, che ogni sia sciagura, è sciagura nostra, come ora soffriamo per l'estrema miseria in cui il nostro paese è caduto: se lo avessimo sempre tenuto presente, come sarebbe successo questo? 

L'egoismo - ci dispiace sentire questa parola - è come una doccia fredda, vero? […] L'egoismo, dicevamo, l'interesse, ha tanta parte in quello che facciamo: tante volte si confonde con l'ideale. Ma diventa dannoso, condannabile, maledetto, proprio quando è cieco, inintelligente. Soprattutto quando è celato. E, se ragioniamo, il nostro interesse e quello della ‘cosa pubblica', insomma, finiscono per coincidere. Appunto per questo dobbiamo curarla direttamente, personalmente, come il nostro lavoro più delicato e importante. Perché da questo dipendono tutti gli altri, le condizioni di tutti gli altri Se non ci appassionassimo a questo, se noi non lo trattiamo a fondo, specialmente oggi, quella ripresa che speriamo, a cui tenacemente ci attacchiamo, sarà impossibile. Per questo dobbiamo prepararci. Può anche bastare, sapete, che con calma, cominciamo a guardare in noi e ad esprimere desideri. Come vorremmo vivere, domani? No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avute più voluto sapere!

Ricordate, siete uomini e avete il dovere, se il vostro istinto non vi spinge ad esercitare il diritto, di badare ai vostri interessi, di badare a quelli dei vostri figli, dei vostri cari. Avete mai pensato che nei prossimi mesi si deciderà il destino del nostro Paese, di noi stessi: quale peso decisivo avrà la vostra volontà se sapremo farla valere: che nostra sarà la responsabilità , se andremo incontro a un pericolo negativo?

Bisognerà fare molto. Provate a chiedervi un giorno, quale stato, per l'idea che avete voi stessi della vera vita, vi pare ben ordinato: per questo informatevi a giudizi obbiettivi. Se credete nella libertà democratica, in cui nei limiti della costituzione, voi stessi potreste indirizzare la cosa pubblica, oppure aspettate una nuova concezione, più egualitaria della vita e della proprietà. E se accettate la prima soluzione, desiderate che la facoltà di eleggere, per esempio, sia di tutti, in modo che il corpo eletto sia espressione diretta e genuina del nostro Paese, o restringerla ai più preparati oggi, per giungere ad un progressivo allargamento?

Questo ed altro dovete chiedervi. Dovete convincervi, e prepararvi a convincere, non a sopraffare gli altri, ma neppure a rinunciare. Oggi bisogna combattere contro l'oppressore. Questo è il primo dovere per noi tutti.

Ma è bene prepararsi a risolvere quei problemi in modo duraturo, e che eviti il risorgere di essi e il ripetersi di tutto quanto si è abbattuto su noi.

Termino questa lunga lettera un po' confusa, lo so, ma spontanea, scusandomi ed augurandoci buon lavoro”.


MARIO BETTINZOLI (Adriano Grossi) Di anni 22 - perito industriale - nato a Brescia il 21 novembre 1921 - sottotenente di complemento di Artiglieria - catturato una prima volta nel settembre 1943 per resistenza armata a forze tedesche e condannato a morte, evade dalla cella ove è stato rinchiuso - rientra a Brescia - si unisce a Giacomo Perlasca nella organizzazione delle formazioni di Valle Sabbia - ne diventa il více-comandante ed è comandante della 3° Compagnia preposta alla organizzazione dei campi di lancio . Arrestato una seconda volta il 18 gennaio I944 ad opera di fascisti, in via Moretto a Brescia, mentre con il comandante Perlasca si reca al Comando Provinciale per riferire sulla situazione della zona -. Processato il 14 febbraio I944 dal Tribunale Militare tedesco di Brescia, quale organizzatore di bande armate . Fucilato il 24 febbraio I944, presso la Caserma del 30° Reggimento Artiglieria di Brescia, con Giacomo Perlasca. 

Ore 21 del 23.2-1944 

Miei carissimi genitori, sorelle, fratello, nonna, zii e cugini, 

il Signore ha deciso con i suoi imperscrutabili disegni, che io mi staccassi da voi tutti quando avrei potuto essere di aiuto alla famiglia.. Sia fatta la sua volontà santa. Non disperatevi, pregate piuttosto per me affinché Lo raggiunga presto e per voi affinché possiate sopportare il distacco. 

Tutta la vita è una prova, io sono giunto alla fine, ora ci sarà l'esame, purtroppo ho fatto molto poco di buono: ma almeno muoio cristianamente e questo deve essere per voi un grande conforto. Vi chiedo scusa se mi sono messo sulla pericolosa via che mi ha portato alla morte, senza chiedervi il consenso: ma spero mi perdonerete come il Signore mi ha perdonato qualche minuto fa per mezzo del suo Ministro. 

Domattina prima dell'esecuzione della condanna farò la Santa Comunione e poi. Ricordatemi ai Rev. Salesiani e ai giovani di A.C. affinché preghino per me. Ancora vi esorto a rassegnarvi alla volontà di Dio: che il pensiero della mia morte preceduta dai SS. Sacramenti vi sia di conforto per sempre. Immagino già le lagrime di tutti quanti quando leggerete questa mia, fate che dalle vostre labbra anziché singhiozzi escano preghiere che mi daranno la salute eterna. Del resto io dall'alto pregherà per voi. 

Ora, carissimi, vi saluto per l'ultima volta tutti, vi abbraccio con affetto filiale e fraterno; questo abbraccio spirituale è superiore alla morte e ci unisce tutti nel Signore. Pregate! 

Vostro per sempre Mario 

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