INTERVISTA alla Prof.ssa Patrizia Romito che ha curato con Mariachiara Feresin l’edizione del libro “Le molestie sessuali. Riconoscerle, combatterle, prevenirle”, pubblicato da Carocci.

 INTERVISTA alla Prof.ssa Patrizia Romito che ha curato con Mariachiara Feresin

l’edizione del libro “Le molestie sessuali. Riconoscerle, combatterle, prevenirle”,

pubblicato da Carocci.

Quali comportamenti ricomprendono le molestie sessuali?

Le molestie sessuali, soprattutto in Italia, sono un fenomeno ancora poco studiato e scarsamente

definito, a proposito del quale spesso si scontrano punti di vista diametralmente opposti: sguardi, gesti e

parole possono esser ritenuti normali complimenti o scherzi innocenti da chi li compie, mentre chi li

riceve può considerarli comportamenti fastidiosi, inopportuni o molestie. È quindi opportuno partire da

una definizione autorevole, come quella della Commissione delle Comunità europee (92/131/CEE, 1991)

sulla “Tutela della dignità delle donne e degli uomini sul lavoro”. Questo testo, che sta alla base di molte

misure già implementate in Italia, stabilisce che “Per molestia sessuale, s’intende ogni comportamento

indesiderato a connotazione sessuale o qualsiasi altro tipo di comportamento basato sul sesso, che

offenda la dignità degli uomini e delle donne nel mondo del lavoro, inclusi atteggiamenti malaccetti di

tipo fisico, verbale o non verbale”, tali da creare “un ambiente intimidente, ostile, degradante, umiliante

o offensivo”. Sempre secondo la Commissione, tali comportamenti sono inammissibili e in determinate

circostanze possono essere contrari al principio della parità di trattamento. Questo documento contiene

degli elementi essenziali. Infatti, si evince chiaramente che è il soggetto che subisce le molestie a

definirle tali, se le reputa offensive o sgradite; che vittime (e autori) possono essere tanto donne quanto

uomini; che esse rappresentano un ostacolo all’attuazione del principio di pari opportunità; che per

definire dei comportamenti come molestie sessuali non è necessario un contatto fisico. Quest’ultimo

punto è particolarmente importante, perché indica che le molestie, per essere tali, non devono

necessariamente essere dirette intenzionalmente nei confronti di una specifica persona: un ambiente

caratterizzato da discorsi misogini, da un linguaggio sessualmente esplicito o dall’esposizione di

materiale pornografico può diventare “intimidente, ostile, degradante” e costituire un fattore di disagio

o di discriminazione per molte donne (e anche per alcuni uomini).

Le ricerche sulle molestie sessuali, con un approccio più operativo, individuano tre tipologie principali: le

molestie di genere, come commenti offensivi sulle donne, osservazioni inappropriate sull’aspetto fisico,

allusioni sessuali, esposizione di immagini pornografiche; l’attenzione sessuale indesiderata, come

proposte insistenti di appuntamenti, contatti fisici indesiderati e che provocano disagio; la coercizione

sessuale, per esempio minacce e ricatti sessuali, chiamati anche “quid pro quo”. A queste tipologie di

molestie, si aggiungono e si moltiplicano oggi quelle rese possibili dal Web.

Quanto sono diffuse le molestie sessuali?

Le molestie sessuali sono un fenomeno frequente, che interferisce quotidianamente con la vita di

moltissime donne e ragazze, danneggiandola: possono avvenire nei luoghi pubblici o in contesti di lavoro

e di studio. I dati naturalmente differiscono, a seconda dei tipi di molestie studiate nonché delle

caratteristiche del campione considerato. Secondo uno studio europeo, il 45% delle intervistate aveva

subito almeno una delle forme più gravi di molestia; in un terzo dei casi, questo era accaduto nel

contesto lavorativo. I dati dell’Istat (2014) mostrano che in Italia, il 7,5% delle donne ha subito dei ricatti

sessuali sul lavoro; in un terzo circa dei casi, si trattava di molestie quotidiane o molto frequenti. Per

concludere, secondo uno studio della Federazione Nazionale Stampa Italiana‐FNSI (2019) l’85% delle

intervistate ha subito molestie sessuali da superiori o colleghi. In particolare, più di un terzo ha vissuto

ricatti sessuali, al momento dell’assunzione o di un passaggio di carriera. Da notare che in un terzo dei

casi, queste molestie sono avvenute in situazioni pubbliche, negli uffici della redazione o nelle occasioni

sociali legate al lavoro.

Anche gli uomini sono vittime di molestie sessuali?

Gli uomini possono essere oggetto di molestie sessuali anche se, secondo la maggior parte degli studi, lo

sono in misura numericamente inferiore alle donne. Una ricerca negli Stati Uniti (Stop Street

Harassment, 2018) mostra che nel corso della vita l’81% delle donne e il 43% degli uomini aveva subito

molestie sessuali. In particolare, la percentuale di coloro che erano state/i toccate/i contro la loro

volontà era, rispettivamente, del 51% e del 17%; 34% delle donne e 12% degli uomini erano stati seguiti,

a piedi o in automobile, da qualcuno; il 13% delle prime e il 5% dei secondi aveva subito ricatti sessuali.

Quasi tutte le donne e la maggioranza degli uomini erano stati molestati da uomini.

Dopo l’esplosione degli scandali e la nascita del movimento MeToo, qual è la situazione sul tema?

In alcuni paesi, come gli Stati Uniti, l’impatto di MeToo è stato significativo, con centinaia di donne che

hanno denunciato pubblicamente i loro molestatori. Spesso, come nel caso dell’attore Bill Cosby, la

risonanza di MeToo ha permesso che denunce fatte anni prima, trascurate o ignorate, venissero prese

sul serio. Sul piano legislativo, nel 2018, il consiglio comunale di New York ha promulgato una legge che

obbliga i datori di lavoro a organizzare formazioni per prevenire e contrastare le molestie. In Europa,

secondo un rapporto del Parlamento Europeo, l’impatto è stato disomogeneo. In Svezia, per esempio, la

campagna ha stimolato un enorme dibattito pubblico, tale che secondo alcuni commentatori si tratta

dell’evento più importante per le donne dopo il diritto di voto. In Italia, invece non è successo quasi

nulla. Benché fosse stata tra le prime a denunciare Weinstein, l’attrice Asia Argento è stata attaccata,

insultata e umiliata pubblicamente. Alcune giovani attrici hanno denunciato il regista che le aveva

molestate ma sono state sbeffeggiate dai media e le loro denunce archiviate come “evanescenti” e

“impalpabili”. L’Italia sconta in questo campo un ritardo culturale importante; inoltre manca ancora, nel

nostro paese, una fattispecie di reato penale focalizzato sulle molestie.

Perché è difficile raccontare le molestie?

Spesso le vittime di molestie sessuali tacciono, per vergogna, senso di colpa e per il timore di ritorsioni

da parte del molestatore. Subire molestie inoltre spesso induce nelle vittime uno stato di confusione: il

collega mi ha sfiorata per caso o intenzionalmente? È possibile che sia stata io a incoraggiare certi

comportamenti? Sono davvero molestie o, come tutti sembrano pensare, solo scherzi o complimenti

innocui? La confusione è indotta dal molestatore stesso (e a volte anche dall’ambiente circostante), e va

tutta a suo vantaggio, dato che per la vittima può essere paralizzante.

Quale prezzo paga chi le subisce?

Le vittime pagano sempre un prezzo elevato, in termini di salute, di motivazione al lavoro o agli studi, di

possibilità di mantenere un impiego o di progredire nella carriera. Per quanto riguarda la salute, che è

l’ambito principale delle mie ricerche, subire molestie sessuali ha un impatto pesante su varie forme di

sofferenza psicologica (depressione, attacchi di panico, disturbi alimentari) e fisica (come problemi

gastrointestinali e mal di schiena). Queste conseguenze negative si osservano sia sulle donne sia sugli

uomini, anche in presenza di molestie considerate “lievi” ma ripetute, come sguardi insistenti e

commenti verbali.

Quali sono le questioni aperte sul tema delle molestie sessuali?

La questione principale è come prevenirle! E per iniziare, bisogna parlarne apertamente, discuterne,

confrontare opinioni diverse, sempre tenendo a mente i documenti autorevoli, come quelli della

Commissione europea, e i dati di ricerca che indicano chiaramente i costi di questi comportamenti.

Quali sono gli strumenti di prevenzione, contrasto e riparazione delle molestie sessuali?

Le molestie sessuali si manifestano dove c’è una discrepanza di potere: degli uomini sulle donne, dei

datori di lavoro sulle o sui dipendenti, dei docenti sulle studentesse o studenti, dei clienti sulle

cameriere o camerieri. Queste differenze di potere devono essere eliminate o ridotte e, quando ciò non

è possibile, devono essere tenute sotto controllo con meccanismi istituzionali trasparenti e il più

possibile condivisi. Esistono dei modelli per intervenire e prevenire le molestie nei luoghi di lavoro e di

studio: è necessaria una presa di posizione forte da parte della dirigenza; tutto il personale dev’essere

formato a riconoscere le molestie sessuali e impedirle; devono esserci dei ricorsi chiari, facilmente

accessibili alle vittime, a cui va garantita riservatezza e autonomia nelle decisioni; anche le sanzioni per

gli aggressori devono essere chiaramente esplicitate. In Italia, seguendo le direttive europee, esistono

nel settore pubblico i Codici di condotta, i Comitati unici di garanzia e la figura della Consigliera di

fiducia: questi strumenti rappresentano un primo, importante passo nella prevenzione delle molestie

sessuali.

Patrizia Romito è docente di Psicologia sociale all’Università di Trieste. I suoi temi di ricerca riguardano la

maternità, la violenza sulle donne e le molestie sessuali. Ha pubblicato numerosi articoli scientifici e libri,

tra cui: Le molestie sessuali. Riconoscere, reagire, prevenire (a cura di Romito e Feresin, 2019); Violenze

su donne e minori: una guida per chi lavora sul campo (a cura di Romito, Folla e Melato, 2017); Un

silenzio assordante. La violenza occultata su donne e minori (2017), e Madri (femministe) e figli (maschi)

(a cura di Romito e Grego, 2013).

Mariachiara Feresin, laureata in Psicologia, ha conseguito un dottorato presso l’Università degli studi di

Trieste. Nel suo lavoro di ricerca si occupa di violenza maschile contro le donne, affido dei/delle figli/e in

situazioni di violenza domestica, violenza di genere e salute e molestie sessuali.

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